Salvini contro Stellantis: un messaggio chiaro per il futuro dell’industria automobilistica italiana.
Le dichiarazioni di Matteo Salvini, riecheggiano come un monito severo nei confronti della Stellantis, ex Fiat, e del suo tentativo di esercitare una forma di pressione sull’Italia per ottenere vantaggi economici.
Il vicepresidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti ha espresso un netto rifiuto alle insinuazioni dell’azienda, guidata da Carlo Tavares, sottolineando come l’Italia non possa piegarsi a: “Imposizioni da signori che con l’Italia hanno poco a che fare“.
La contrapposizione di visioni all’interno del governo
“Con tutto quello che agli italiani è costata l’ex Fiat, l’attuale Stellantis è l’ultima che può imporre, disporre o minacciare,” ha affermato Salvini, ricordando i numerosi interventi statali, diciotto per l’esattezza, finanziati con i soldi dei cittadini a favore dell’azienda.
Questo passato di sostegni finanziari pesa sulle considerazioni attuali, soprattutto in un contesto dove Stellantis ha trasferito sedi e stabilimenti all’estero, allontanandosi ulteriormente dall’impegno produttivo e occupazionale in Italia.
Urso vs Salvini: divergenze sulla strategia industriale
La situazione si complica ulteriormente alla luce delle dichiarazioni di Adolfo Urso, ministro del Made in Italy, che sembrava aprire alla possibilità di una partecipazione attiva dello stato italiano nel capitale sociale della Stellantis, riflettendo l’esempio francese di recente aumento di capitale in Stellantis. Tuttavia, la risposta di Salvini segna una netta divergenza di visioni all’interno del governo, ponendo l’accento sulla necessità di preservare una certa autonomia e dignità economica nazionale di fronte a richieste ritenute inaccettabili.
La posizione del governo italiano viene ulteriormente delineata dalle parole della premier, Giorgia Meloni, che, pur non essendo direttamente coinvolta nella polemica, ha evidenziato: “Ho letto di alcune dichiarazioni di Tavares, non ho trovato questa intervista e mi sarebbe sembrato curioso, l’ad di una grande azienda dovrebbe sapere che gli incentivi non possono essere rivolti a una sola azienda e che abbiamo investito negli ecoincentivi; sempre aperti a chi porta posti di lavoro, se poi si ritiene che produrre dove costa meno il lavoro sia meglio, liberi di farlo“.